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Francesco Reale (DSP Treviso), Rimettere il cittadino al centro: il Veneto ha bisogno di una rivoluzione popolare

« Rimettere il cittadino al centro: il Veneto ha bisogno di una rivoluzione popolare » Intervista a Francesco Reale , Presidente della sezione di Treviso di Democrazia Sovrana Popolare di Carlo Silvano Francesco Reale  ( foto in alto ),  Presidente della sezione di Treviso di Democrazia Sovrana Popolare (DSP), racconta la visione del suo movimento per la Marca t revigiana e per il Veneto: dalla crisi della sanità pubblica alla difesa delle piccole imprese, passando per il diritto alla partecipazione politica e la tutela del territorio. Un dialogo che vuole restituire centralità al cittadino e mettere in discussione le logiche aziendaliste che, secondo DSP, stanno svuotando la politica del suo ruolo originario.  Francesco Reale, quali sono, secondo lei, le principali criticità della provincia di Treviso che meritano di essere portate con urgenza all’attenzione del Consiglio regionale?  Prima di tutto, grazie per dare spazio e voce a Democrazia Sovra...
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San Paolo, "Non conformatevi alla mentalità di questo secolo"

Romani 12, 1-2: “ V i esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto ” (Bibbia CEI del 1974). In questo brano Paolo ci ricorda che il vero altare non è fatto di pietra, ma di carne e cuore. Ogni giorno possiamo salire su quell’altare invisibile che è la nostra vita e dire a Dio: “ Eccomi, Signore, prendi ciò che sono ”. Offrire se stessi non è rinunciare alla gioia, ma trasformare ogni gesto – anche il più semplice – in amore donato. Lì, la vita quotidiana diventa liturgia. Nella logica del mondo, sacrificio significa perdita; nella logica del Vangelo, sacrificio è fecondità. Quando doniamo tempo, energie, pazienza o perdono, non stiamo perdendo: stiamo generando vita nuova. Dio n...

Dio soffre dove soffre l'uomo...

  Viviamo in un mondo attraversato da troppe forme di violenza e di ingiustizia. Ogni giorno i nostri occhi si aprono su notizie e immagini che ci raccontano un’umanità ferita. I più colpiti sono i più deboli: i bambini, le donne, gli anziani, ma anche tanti uomini e giovani che non hanno voce e non trovano difesa. Pensiamo ai bambini che dovrebbero crescere nella spensieratezza, ma che diventano vittime degli adulti, sfruttati, abusati o costretti a lavorare fin da piccoli nelle fabbriche, nelle miniere, in condizioni disumane che negano loro il diritto all’infanzia. Ci sono bambini che non conoscono il gioco, che non hanno la possibilità di ricevere istruzione, che portano sulle spalle un peso più grande della loro età. Ogni volta che un bambino soffre, Dio stesso soffre, perché nei loro occhi innocenti si riflette il volto del Figlio che si è fatto piccolo e indifeso per salvarci. Pensiamo alle donne, spesso relegate ai margini, costrette a mendicare per sopra...

Luca 16,1-8: Non l’elogio della disonestà, ma l’urgenza della conversione

  Non l’elogio della disonestà, ma l’urgenza della conversione   di Carlo Silvano Il brano di Luca 16,1-8, conosciuto come la parabola dell’“amministratore disonesto”, è uno dei testi evangelici più sorprendenti e apparentemente scandalosi. Gesù racconta di un amministratore accusato di dissipare i beni del padrone. In procinto di essere licenziato, egli escogita un piano: riduce i debiti dei debitori del suo padrone per farsi amici che lo accolgano dopo la sua rovina. E la parabola si conclude con una frase enigmatica: “Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza” (Lc 16,8). A prima vista sembra che Gesù approvi l’inganno, ma l’intento del Signore non è mai quello di esaltare la disonestà . La tradizione cristiana, dai Padri della Chiesa fino al Catechismo, interpreta questo passo come un invito a riflettere sull’uso dei beni, sulla vigilanza del cuore e sulla necessità di operare scelte sagge per il Regno di Dio. San...

Dante Alighieri, no ai mercanti dei corpi

  Nel XVIII canto dell’Inferno, Dante e Virgilio scendono nella Malebolge, e lo scenario che si apre davanti ai loro occhi potrebbe sembrare lontano secoli da noi, eppure parla con forza al presente. Sul ciglio del primo fossato, due file di dannati corrono senza sosta in direzioni opposte, frustati dai demoni che li spingono come animali da soma. Non sono anonime ombre: sono coloro che hanno trasformato l’amore e la sessualità in merce, i mercanti di corpi e i seduttori senza scrupoli, che hanno usato le persone come strumenti per il proprio piacere o guadagno.    Dante, nel descrivere questa bolgia, non parla solo del suo tempo, ma sembra anticipare il dramma contemporaneo della prostituzione, che in molte società si discute se “regolamentare” o addirittura normalizzare. Ma cosa significa “legalizzare” un mercato che si fonda sul corpo delle donne (e non solo delle donne)? Significa accettare che l’affetto, la fiducia, la dignità possano essere messi in...

Il Papa non è un diplomatico, ma un profeta del Vangelo

  Il Papa non è un diplomatico, ma un profeta del Vangelo In tempi di conflitti drammatici e devastanti come quelli di Gaza o della guerra tra Russia e Ucraina, molti si domandano perché il Papa non assuma posizioni nette, quasi come se fosse un capo di Stato chiamato a definire strategie militari o diplomatiche. Ma questa aspettativa tradisce un equivoco di fondo: la Chiesa cattolica non è un’agenzia umanitaria né un organismo politico internazionale. La sua natura è diversa, e la sua missione è più profonda. Il compito di negoziare trattati di pace o di mediare tra potenze in conflitto spetta alle istituzioni civili — le Nazioni Unite, l’Unione Europea, gli Stati Uniti d’America, e tutte quelle organizzazioni che operano a livello geopolitico e diplomatico. Esse hanno strumenti e responsabilità concrete per fermare i combattimenti, alleviare le sofferenze delle popolazioni e costruire accordi stabili. La Chiesa, invece, è chiamata ad altro. Come Cristo che non si f...

Leone XIV, Siamo chiamati ad amministrare la vita come un dono

  “ Amministrare la vita come dono: l’Angelus di Leone XIV e la sapienza evangelica dei beni” 21 settembre 2025 - Oggi, nel suo Angelus, papa Leone XIV ha offerto una riflessione densa di sapienza evangelica a partire dalla parabola dell’amministratore infedele (Luca 16,1-13). Le sue parole hanno il pregio di andare oltre la superficie di un racconto apparentemente ambiguo, per mostrare come esso riveli il cuore dell’esperienza cristiana: la vita stessa è il bene più prezioso che abbiamo ricevuto in dono, e di essa siamo chiamati a renderne conto. Il Pontefice ci ricorda anzitutto una verità fondamentale: non siamo padroni né della nostra esistenza, né delle risorse di cui godiamo. Tutto ciò che possediamo è affidato alle nostre mani come un patrimonio da amministrare con responsabilità. In un mondo che spesso esalta il dominio assoluto dell’individuo, questa prospettiva capovolge i criteri correnti: il cristiano non accumula per possedere, ma custodisce per ...